Massarosa

Distanza da Dotel Versilia Country Club: 9 km

Massarosa è diviso in sedici frazioni, distribuite per la maggior parte lungo il raggio dei suoi quindici chilometri di lunghezza. Sette di queste frazioni, Quiesa, Bozzano, Massarosa, Piano del Quercione, Piano di Conca, Piano di Mommio, Stiava, giacciono in pianura; le altre, Mommio, Corsanico, Bargecchia, Pieve a Elici, Compignano, Montigiano, Gualdo, Valpromaro e Massaciuccoli si trovano a varia altitudine sulle colline, dalla cui sommità si contemplano il Lago appunto di Massaciuccoli, oggi strettamente legato alla fortuna delle melodie di Puccini, ed il mar Tirreno, retrostante, che si mostra come un’ampia rada, al cui orizzonte, nei giorni chiari, si stagliano le sagome delle isole dell’Arcipelago Toscano, raccolte sotto l’Elba.

Il nome attuale, Massarosa, suggerisce un insediamento medioevale di derivazione germanica. Il termine “Massa Grausi”, antico nome di Massarosa, deriva dall’unione del termine “massa”, vasta proprietà agricola, con il nome proprio germanico “Grauso”, proprietario del fundus. Cioè il toponimo richiama l’esistenza di una proprietà agricola longobarda, confortata da documenti che attestano la presenza di una curtis, con tutti gli annessi, alla fine del X secolo. In realtà esistono anche insediamenti arcaici molto più antichi; il luogo, forse anche in virtù della sua amenità, possiede cultura plurimillenaria, e di ogni civiltà conserva testimonianze e vestigia.

Le fasi preistoriche sono attestate nelle grotte di Piano di Mommio e dai rinvenimenti delle cave silicee situate presso il lago di Massaciuccoli. Dalla tarda Età del Ferro all’Età Ellenistica, la frequentazione umana si è caratterizzata come insediamento etrusco, sorto sulle sponde del Lago di Massaciuccoli in funzione delle rotte commerciali, attivate dai principali centri dell’Etruria meridionale verso la vicina costa francese. Della Età Romana restano numerosissimi rinvenimenti, in tutta la zona compresa tra la sponda del Lago e le prime pendici collinari, oltre a due complessi monumentali, pertinenti ad una villa d’otium, di cui oggi sono visibili un piccolo quartiere, alcuni ambienti di servizio ed un imponente complesso termale.

All’epoca romana si fanno risalire anche le prime opere di bonifica, le cui tracce rimangono nei toponimi, e l’uso stesso dell’olivo nel territorio; ancora oggi, la presenza e la disposizione di vecchi esemplari sembrano indicare l’antica centuriazione, quando non percorsi viari precedenti.

Gli avvenimenti tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo, con la costa della Versilia spesso dominata da conflitti, battaglie e incursioni, condussero alla costruzione di una serie di castelli e alla ridistribuzione del territorio tra le nobili famiglie locali. Nella medesima epoca furono edificate anche la maggior parte delle chiese.

Sul finire del XIV secolo, la Repubblica di Lucca si assicurò definitivamente il dominio di questa porzione, incluso Camaiore, lasciando Pietrasanta ai fiorentini. La divisione territoriale venne poi ribadita nel lodo di Papa Leone X del 1513. A questi fatti si può far risalire probabilmente anche il germe dell’annosa diatriba riguardo alla Versilia Storica, o Versilia del Fiume, che dura fino ai nostri giorni. Scrive oggi il Bertoli: “I Comuni di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza e Stazzema, con capoluogo Pietrasanta, non ne vogliono sapere di stare inisieme a Camaiore [antica Campus Major], Massarosa e Viareggio. ‘Quella non è Versilia!’, protestano i separatisti…E c’è stata una sorta di Lega, l’ ‘Unione Versiliese’, i cui vertici erano lo scrittore Manlio Cancogni e Giorgio Giannelli, storico del luogo. Tutto dipende dal fatto che la Versilia del sud è stata storicamente legata a Lucca; quella del nord a Pisa. E la Chiesa ha mantenuto e mantiene questa divisione: i quattro Comuni della Versilia Storica sono sotto la diocesi di Pisa, gli altri [compreso Massarosa] sotto la diocesi di Lucca…”

In tempi più recenti, furono infine edificate le numerose ville che ancora punteggiano la campagna massarosese. Dimore signorili di campagna, fatte innalzare quasi tutte tra il Cinquecento e l’Ottocento, per lo più da ricchi mercanti lucchesi, di riflesso ad un diverso orientamento dell’imprenditoria cittadina. Quando l’industria della seta cominciò ad andare in crisi, si intravide nell’investimento fondiario un rifugio sicuro per i consistenti capitali, accumulati con proverbiale parsimonia e previdenza. Col secolo XVII si cominciarono a costruire ville anche come luoghi “di delizia” o per ragioni di prestigio o di esibizione.

Nella villa che sicuramente figura come la più prestigiosa tra le ventisette pur ammirevoli, attuale villa Baldini a Compignano, anche Paolina Bonaparte venne a trascorrere i “cento giorni” circa (3 marzo – 5 giugno 1815) della sua dorata prigionia.

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